lunedì 10 luglio 2017

Passata la festa gabbatu lu santu !

Il fronte compatto dei “NO” opposto dai Paesi dell’UE, in occasione del vertice di Tallinn,  alle richieste dell’Italia di aprire i loro porti agli sbarchi dei migranti, non avrebbe dovuto né sorprendere i nostri governanti né tantomeno spingere commentatori ed opinionisti a tuonare contro il cinismo e l’egoismo dell’Europa.
Poche ore prima che iniziasse il vertice di Tallinn, infatti, Emma Bonino, ex ministro degli esteri del Governo Letta, intervistata dal Giornale di Brescia, aveva spiegati, con semplicità e franchezza, i motivi per i quali l’UE non avrebbe potuto né voluto accogliere le istanze italiane.
Nel concordare e definire il protocollo della Operazione Triton (NdR:  che dal novembre 2014 è subentrata a Mare Nostrum) fu il governo Renzi a chiedere ed ottenere che tutti  i mezzi, partecipanti a Triton ed operanti nel Mediterraneo,  agissero sotto il comando esclusivo della Guardia Costiera, accollandosi in cambio l’onere di far sbarcare nei porti italiani tutti i migranti intercettati e salvati in mare da tutte le unità navali, qualsiasi bandiera battessero.
Per nessun altro Paese europeo, quindi, il protocollo Triton prevede l’obbligo di aprire i propri porti allo sbarco di migranti.
La verità è che, con la consueta superficialità e con ostentata spacconeria, il governo Renzi non si preoccupò affatto di valutare quali dimensioni avrebbero potuto assumere i flussi migratori, esponendo così il Paese al rischio della insostenibile ed inaccettabile situazione a cui, di fatto, l’Italia è  costretta da tempo.
Tale irrazionalità era motivata, però, dalla richiesta del governo Renzi alla UE di ottenere in cambio la flessibilità sui conti pubblici italiani per gli anni 2014, 2015 e 2016, allo scopo di avere mano libera nella elargizione di mance e mancette miliardarie a destra e a manca.
Flessibilità che Bruxelles ha concessa e rispettata, ma che è stata ottenuta non battendo i pugni sul tavolo, come Renzi ha sempre fatto credere, ma più sfrontatamente barattando generosità, pazienza e sicurezza degli italiani.
Fatto sta che nella migliore tradizione del “passata la festa gabbatu lu santu”, dopo aver goduta della flessibilità concessa dalla UE, oggi tocca al governo Gentiloni fare lo gnorri e reclamare  dagli altri Paesi europei la apertura dei loro porti allo sbarco di migranti, esponendosi così all’inevitabile mortificazione di Tallinn.
Tra l’altro, a Gentiloni è toccato prendersi anche i rimbrotti perché l’Italia non ha provveduto finora a respingere ed espellere i migranti che non hanno diritto al permesso come rifugiati.
Prima di parlare, soprattutto nel caso coinvolgano i diritti dei loro concittadini, i politici dovrebbero collegare la lingua al cervello, sempre che non siano dotati solo  della lingua.
Così ecco catapultata sui media l’ultima assurda corbelleria.
L’ha formulata  nelle ultime ore proprio lui, quel Matteo Renzi artefice del gran casino sopra descritto.
Ancora uno slogan ad effetto destinato a far presa sulla credulità di tanti baggiani.
Secondo Renzi “…serve un numero chiuso perché un eccesso di immigrazione non fa bene a nessuno”.
Uno slogan infantile nella forma ed inattuabile nel merito.
Infantile perché non fa che scimmiottare temi populisti da sempre cavallo di battaglia di Matteo Salvini e della Lega.
Inattuabile perché:
1.     l’Italia ha ratificata la Convenzione di Ginevra del 1951 che stabilisce il divieto per gli Stati di respingere o espellere chiunque sia da considerare rifugiato perché  fugge  da guerre o da violazioni di diritti umani (NdR: art. 33 della Convenzione). Anche al più ingenuo e sprovveduto è chiaro, quindi, che la sola idea di numero chiuso violerebbe la Convenzione di Ginevra e perciò il fatto che Renzi ne parli costituisce solo uno specchietto per gli allocchi !
2.     A nessun comandante delle unità impegnate nella Operazione Triton  potrà mai essere impartito l’ordine di non prestare soccorso a tutti coloro che in mare si trovino in pericolo di vita, a prescindere dal fatto che siano o no rifugiati. Sarebbe un ordine che ogni comandante rifiuterebbe di eseguire perché in palese violazione degli obblighi fissati dalle Convenzioni SOLAS, SAR e UNCLOS.
Alla faciloneria ed alla presunzione di Matteo Renzi sfugge, ancora una volta, il vero fulcro del problema che non è rappresentato dall’obbligo di accogliere quanti hanno diritto allo status di rifugiati, ma piuttosto dalle molte decine di migliaia di individui, sbarcati nei nostri porti, che non essendo rifugiati andrebbero respinti ed espulsi.
Respingimenti ed espulsioni che in tutti questi anni non sono avvenuti per inadeguatezza ed incapacità delle strutture proposte.
E’ proprio ciò che l’UE imputa al nostro Paese e che ha portato ai mortificanti risultati del vertice di Tallinn.

giovedì 29 giugno 2017

Lucciole per lanterne

Non riesco a convincermi che Matteo Renzi e la sua corte di serventi siano in buona fede quando insistono nel prendere in giro gli italiani rivoltando le frittate a loro piacimento o vendendo lucciole per lanterne.
Ora, che tra i nostri concittadini ci siano molti creduloni è una innegabile realtà, ma mi sono sembrati veramente sciocchi, da parte di Renzi e dei suoi portaborse, i goffi tentativi di ridurre ad un ottusa attitudine reazionaria degli italiani la memorabile batosta del referendum costituzionale del 4 dicembre.
Così come ritengo infantili, oggi, i tentativi di minimizzare la rovinosa débâcle del PD, alle elezioni comunali di domenica, dandone la colpa alla inchiesta CONSIP o rispolverando grafici fuori tema ed ormai datati.
Domenica, infatti, il PD ha subita una disfatta soprattutto qualitativa più ancora che per l’innegabile tracollo dei consensi.
Ad esempio le amministrazioni dei Comuni di Genova, La Spezia, Sesto San Giovanni, Piacenza, Pistoia, da sempre roccaforti simbolo della sinistra sono passate sotto i vessilli del centrodestra.
La incapacità  di attribuire la giusta valenza politica a questi insuccessi e l’ostinato rifiuto a ricercare con l’umiltà di una autocritica le cause del disastro confermano quegli atteggiamenti arroganti, insulsi e superficiali che gli elettori hanno rifiutati proprio con i loro voti nelle urne o con l’astensionismo.
A confermare così discutibili atteggiamenti sono giunte, oggi, anche le parole di un fedelissimo renziano, il ministro Luca Lotti indagato nell’affaire CONSIP: “Matteo Renzi è stato rieletto leader PD neanche due mesi fa, fine della discussione !”
E con ciò ?
Cosa c’entra questo con il riscontro che proprio sotto la segreteria di Renzi, e direi anche per effetto del suo governo, il partito continui da quattro anni a prendere sberle in ogni dove, che l’elettorato tradizionale del centrosinistra abbia abbandonando a frotte il PD, che il centrodestra sia incomprensibilmente risuscitato ?
Con questa affermazione Lotti mi ricorda quei pugili suonati che dopo l’ennesimo KO scendendo dal ring sostengano di aver perso solo perché scivolati al tappeto.
La crisi che sta martoriando il PD meriterebbe, credo, ben altre riflessioni che non la banale salvaguardia della monarchia assoluta di Renzi.
D’altra parte mi domando: possibile che solo Lotti non sia stato sfiorato, neppure per un momento, dal dubbio che proprio la monocratica segreteria di Renzi abbia molte responsabilità nell’aver creato questa rottura con gli elettori tradizionali del PD ?  

lunedì 26 giugno 2017

L’infiltrato

Il secondo turno di ballottaggio delle amministrative 2017 non ha fatto altro che confermare il largo successo della “ammucchiata” di centro destra.
La definisco “ammucchiata” e non coalizione perché i tre leader, Berlusconi, Salvini e Meloni, non arrivano forse a detestarsi, di certo però non si amano appassionatamente non avendo quasi nulla in comune sul piano della visione politica, dei programmi e delle ambizioni personali.
Fatto sta che di fronte alla prospettiva di poter occupare gli scranni di sindaco in Comuni anche di grande valore politico i tre si sono turati il naso per presentarsi compatti in questa tornata elettorale.
Mi viene da sorridere immaginando Berlusconi, Salvini e Meloni intonare in coro, echeggiando i versi del canto rivoluzionario portato al successo negli anni ’70 dagli Inti Illimani, “derecha unida jamàs serà vencida ! De pie marchar que vamos a triunfar !”.
È difficile prevedere se e quanto potrà perdurare questa “ammucchiata” sia perché sarà difficile che concordino sulla scelta del leader, sia perché è probabile che alle prossime elezioni politiche ci si rechi con una legge elettorale proporzionale senza spazio per le coalizioni.
Sul fronte opposto, per contro, nel giro di pochi mesi il PD dopo la sonora batosta incassata il 4 dicembre al referendum costituzionale, ha subita oggi una disfatta storica.
Non mi riferisco tanto alla numerosità dei tracolli a livello comunale, quanto piuttosto agli smacchi emblematici sofferti in città da sempre roccaforti della sinistra.
Penso, ad esempio, ai casi di Genova, La Spezia, Sesto San Giovanni (NdR: nota come la Stalingrado italiana !), Pistoia.
La sensazione è che nella direzione del partito regni ormai una tale rassegnazione alle sconfitte da aver indotto i vertici, a cominciare dal segretario Renzi, a non scendere in campo per sostenere i propri candidati almeno in vista dei ballottaggi.
La realtà è che negli ultimi anni, dopo l’illusorio 40,8% ottenuto nel 2014 alle elezioni europee, il PD si è imbattuto in un crescendo di sconfitte imbarazzanti, a conferma che tra la gestione del partito ed il tradizionale elettorato di sinistra si stava amplificando uno insanabile scollamento (NdR: ha iniziato nel 2014 cedendo al M5S il Comune di Livorno da sempre amministrato da giunte di sinistra, fino a lasciare al M5S nel 2016 nientedimeno che i Comuni di Roma e Torino).
Uno scollamento, però,  che sembra non preoccupare i vertici del partito, anzi…
Osservando, infatti, la involuzione politica del PD in questi ultimi anni ho l’impressione che Renzi si sia impossessato della segreteria per gestirla come un infiltrato guastatore con l’obiettivo di logorare il feeling con l’elettorato di sinistra nell’intento di dirottare il partito verso quelle posizioni di centrodestra tanto care a Berlusconi.
Sotto la direzione di Matteo Renzi, infatti, il PD si è prodigato nell’approvare interventi legislativi a favore di banchieri ed industriali, provocando malumori e dissidi interni che hanno prodotta la inevitabile scissione da parte di alcuni esponenti di primo piano.
È solo fantapolitica ?
Può darsi, però è significativo che ancora pochi giorni fa Berlusconi, intervistato in TV da David Parenzo, abbia dichiarato: “Renzi ? Venne da me una volta ad Arcore quando era sindaco di Firenze e mi piacque molto (NdR: era il dicembre 2010). Ebbi già la netta impressione di non trovarmi di fronte ad un comunista ma ad un democristiano.”
Tra l’altro già subito dopo quell’incontro Berlusconi aveva affermato: “Un po’ mi somiglia, è fuori dagli schemi”.
Fatto sta che dopo la visita ad Arcore Matteo Renzi si era impossessato della segreteria del PD, aveva stretto il fumoso “patto del Nazareno” con Berlusconi, aveva silurato Enrico Letta, compagno di partito e presidente del consiglio per occuparne il posto a Palazzo Chigi proprio con l’appoggio dei berlusconiani.
Ed ora, dopo questa débacle senza precedenti del PD cosa succederà ?
Praticamente nulla perché Renzi, nella sua insensata arroganza, è incapace di accettare le sconfitte e di almeno accennare una autocritica.
Già le prime parole da lui postate su Facebook confermano tutta la sua irragionevole boria, consapevole di poter contare sull’incoraggiamento consolatorio della schiera di lacchè che cercheranno di minimizzare questa ennesima batosta.
Nel frattempo l’elettorato di sinistra, indisponibile ad accodarsi a Salvini, Meloni e Berlusconi continuerà a sperare in un nuovo messia.

mercoledì 21 giugno 2017

Una coda di paglia grottesca

Lasciano esterrefatti le parole profferite poche ore fa, nel corso del programma Omnibus su LA7, non da uno dei tanti peones renziani che bighellonano in Parlamento a spese dei contribuenti italiani, bensì dal deputato Emanuele Fiano, responsabile nazionale del PD con delega alle riforme.
Ritornando sulla squallida vicenda che vede il PD impegnato a far fuori l’Amministratore Delegato di CONSIP, il signor Fiano (NdR: non ce la faccio proprio a definirlo “onorevole”) ha affermato che l’AD di CONSIP, Luigi Marroni, avendo ribadite ai Magistrati le “accuse” nei confronti del ministro Luca Lotti, avrebbe di fatto confermato di “non avere più un rapporto di fiducia con il governo”.
Quante fregnacce in così poche parole !!!
Innanzitutto Fiano & Co. devono avere la coda di paglia se etichettano come “accuse” la semplice descrizione di circostanze che Marroni era tenuto a fare rispondendo a precise domande dei Pubblici Ministeri.
Se in quelle circostanze i Magistrati riscontrassero atti penalmente perseguibili la responsabilità non sarebbe di Marroni ma di coloro, ad esempio Luca Lotti, che li hanno commessi.
D’altra parte, se Marroni si fosse rifiutato di rispondere o avesse mentito ai Magistrati, inevitabilmente sarebbe stato iscritto lui stesso nel registro degli indagati con le conseguenze del caso.
Ma è la seconda affermazione del signor Fiano che, oltre ad avere dell’incredibile, si raffigura come palese istigazione a mentire deliberatamente ai Magistrati.
Il signor Fiano, infatti, ha insistito più volte sulla circostanza della “riconferma” delle presunte accuse che Marroni avrebbe fatta nei successivi interrogatori, quasi a sottolineare che se invece avesse ritrattato … beh, forse avrebbe potuto essere anche graziato!
Ora che il mendacio appartenga al costume renziano è un dato di fatto, pretendere però che tutti si adeguino a questo malcostume è quanto meno amorale.
Ad accogliere il turpe invito a ritrattare le dichiarazioni riportate ai Magistrati sembra essere stato, invece, il presidente di CONSIP, Luigi Ferrara, che proprio per la sua ritrattazione da venerdì scorso è iscritto nel registro degli indagati.
Come semplice uomo della strada, se fossi stato al posto dei giornalisti presenti, mi sarei permesso di porre qualche domanda al signor Fiano.
Ad esempio gli avrei chiesto:
1.     Poiché è compito esclusivo della Magistratura accertare la veridicità delle circostanze che Marroni ha riportate negli interrogatori, perché Fiano ed i suoi sodali ne hanno già decretata la falsità ? Solo perché Luca Lotti, che nega quelle circostanze è più credibile in quanto renziano, prima, e ministro, poi ?
2.     Se il governo, in attesa che la Magistratura accerti la verità, considera prudente destituire Marroni da AD di CONSIP perché non procede anche ad allontanare Lotti dal suo ministero ? 
3.     Se Ferrara ha ammesso di aver ordinata la bonifica degli uffici CONSIP dalle cimici che avevano installate i militari dell’Arma, lo ha fatto forse perché in sogno glielo ha suggerito un folletto benefattore ?
4.     Una volta appurato che Ferrara fosse capace di intendere e di volere quando, davanti ai Magistrati romani, ha firmato il verbale della sua deposizione a conferma delle dichiarazioni rilasciate da Marroni, per quale arcano mistero afferma di avere oggi le idee confuse ? Si tratta, forse, di uno “stato confusionale” indotto da un perentorio invito al mendacio ?   

domenica 18 giugno 2017

E se uno le palle sa solo raccontarle ?

Domenica 11 giugno mentre 9 milioni di italiani erano chiamati ad eleggere i loro sindaci, oltralpe i vicini francesi si recavano alle urne per il primo turno delle elezioni legislative.
Gli elettori francesi dovevano scegliere, cioè, i 577 deputati della Assemblea Nazionale.
C’era molta attesa per vedere quali reazioni avessero provocato, sotto la Tour Eiffel, sia il clamoroso successo alle elezioni presidenziali di Emmanuel Macron, sia la tremenda scoppola subita dai partiti tradizionali.
Ebbene, nella comprensibile sorpresa degli osservatori non solo francesi il partito “En Marche”, fondato solo pochi mesi prima da Macron, al primo turno avrebbe ottenuto, secondo le più accreditate proiezioni, la maggioranza assoluta con 410/430 deputati.
Insomma, sembra proprio che i francesi abbiano apprezzato quel personaggio che, per dirla senza perifrasi, ha dimostrato di avere le palle sfidando un sistema partitico intorpidito !
Secondo le proiezioni, il partito socialista dell’ex presidente Hollande, precipiterebbe da 280 a 20/30 seggi mentre il “Front National” di Marine Le Pen rischierebbe di non ottenere il numero sufficiente di deputati per costituire un proprio gruppo parlamentare.
Osservando quanto accaduto in pochi mesi sulla scena politica francese mi domando, forse più per celia: qualcosa di simile potrebbe mai succedere in Italia ?
Personalmente non riesco a trovare altra risposta che non sia un conciso no !
Innanzitutto perché non intravvedo sullo scenario italiano un personaggio che, per levatura politica e culturale oltre che per capacità e coraggio, sia  in grado di mettersi in gioco rischiando se stesso per uno scopo che non sia il puro interesse personale.
Ci ha provato e ci è riuscito più di 20 anni fa Silvio Berlusconi creando dal nulla “Forza Italia”, ma il suo autentico e solo obiettivo era non certo quello di mettersi al servizio del Paese, ma piuttosto quello di salvaguardare sé e le sue aziende anche dai guai giudiziari che sarebbero emersi via via.
È anche vero che in quegli anni il ciclone “Mani pulite” aveva smantellato, di fatto, il sistema partitico della prima Repubblica annientando anche la rete di malleverie sulla quale il citato Berlusconi aveva potuto contare fino ad allora.
Fatto sta che, giorno dopo giorno, Berlusconi ha rivelato il suo vero essere ed oggi, per buona sorte con l’aiuto della Cassazione, l’Italia sembrerebbe liberata dalla egemonia berlusconiana, anche se, purtroppo, non dalle macerie politiche e morali lasciate in 20 anni.
Gli italiani, però, hanno la memoria corta, un vizio questo che li predispone ad abboccare ad ogni sventura che si profili al loro orizzonte.
E sull’orizzonte politico, una volta tramontato Berlusconi, si è affacciato un imbonitore, arrivista cinico e senza scrupoli, intenzionato a riempire il vuoto che il signorotto di Arcore aveva lasciato nelle schiere dei grulli italici.
Matteo Renzi (NdR: perché è di lui che parlo !!!), gettata la maschera di “rottamatore” della vecchia politica con la quale si era presentato, si è mostrato però per quello che effettivamente è, cioè uno spaventoso portatore dei peggiori vizi dei politici della prima Repubblica.
Per la sua vocazione innegabilmente destroide e per il suo essere arrogante ed autoritario, sarebbe stato logico attendersi che si desse da fare per trasformare il circolo della “Leopolda” nel suo personale partito politico.
Ma, per affrontare una operazione risoluta da vero “rottamatore”, di genuina rottura con la “vecchia politica”, le palle bisogna averle e non solo raccontarle !
Ecco perché Renzi ha scelto la via più comoda, quella di lanciarsi nella arrampicata del Partito Democratico per convertirlo in una espressione di centro destra.  
Così, insofferente ad ogni forma di confronto, ha iniziato con eliminare, uno dopo l’altro, tutti coloro che osavano rivendicare un PD orientato più a sinistra.
Da sempre alla ricerca quasi morbosa di inciuci con Berlusconi, l’individuo si è circondato di una corte di giullari e vallette che, servilmente sottomessi, lo rassicurano ogni giorno assecondando e facendo eco ad ogni sua castroneria.
Ora vuoi vedere che prima o poi il Paese, esasperato, finirà perfino per rimpiangere Berlusconi ?

sabato 3 giugno 2017

Non sono quattro amici al bar

Questa volta si sono messi d’accordo in quattro per prendere per i fondelli gli italiani !
Di certo non hanno nulla a che vedere con i “quattro amici al bar” cantati da Gino Paoli, perché questi individui, anzi, sono avversari politici e non perdono occasione per dirsene di tutti i colori.
D’altro canto invece che un bar Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini  hanno scelti luoghi istituzionali per fare comunella e turlupinare noi, cittadini ed elettori.
A mettere insieme questa accozzaglia di sedicenti politici è il comune obiettivo di far cadere il governo Gentiloni e di portare il Paese ad elezioni anticipate.
Infatti, dopo aver preso atto che l’Italicum, la legge elettorale più bella del mondo come sosteneva Renzi, è stata inesorabilmente bocciata dalla Consulta, questi quattro individui,  per realizzare i loro insani ed anche antitetici propositi, si sono accordati su un modello di legge elettorale che in modo truffaldino si ostinano a definire “tedesco”.
Perché appioppare l’etichetta “tedesco” ad un progetto di legge che non ha nulla a che vedere con il sistema elettorale adottato in Germania ?
Semplicemente, credo, perché ci si illude che la etichetta “tedesco” renda accettabile e credibile quella oscenità che i quattro individui intendono imporre agli italiani.
È un po’ come il millantare prestigiose referenze che i ciarlatani usano nelle piazze per rendere attraenti i loro ciarpami che propongono agli astanti.
Ma che cosa hanno scopiazzato, di fatto, dalla legge tedesca i quattro lestofanti ?
Soltanto la soglia di sbarramento del 5% che i partiti devono superare per approdare in Parlamento.
In che cosa, invece, non ha nulla a che vedere con il sistema elettorale tedesco la paccottiglia che Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini si sono inventata in tutta fretta ?
1.     Innanzitutto l’elettore tedesco esprime due voti: uno per eleggere un singolo candidato nel proprio collegio, ed un altro per votare il partito preferito. In pratica, cioè, l’elettore tedesco può votare, per il collegio, il candidato che ritiene più capace, competente ed affidabile, anche se non fa parte del partito al quale darà la preferenza con il secondo voto.
2.     Nella paccottiglia proposta, invece, l’elettore italiano dovrebbe  esprimere un solo voto per il partito. Quindi , non solo è un controsenso proporre candidati di collegio che non possono essere votati, ma con questa modalità l’elettore è costretto a votare, di fatto, anche un candidato al collegio che considerasse incapace ed inaffidabile.
3.     Nel sistema tedesco il candidato del collegio eletto con il sistema maggioritario (NdR: cioè ha ottenuto un voto più degli altri) entra automaticamente a far parte del Bundestag.
4.     Nel modello proposto per l’Italia, invece, saranno i capibastone dei partiti a decidere quali candidati dei collegi entreranno in Parlamento. Ancora una volta agli elettori italiani è negato il diritto di scegliere i propri parlamentari.
5.     Nel sistema tedesco, poiché chi vince nel proprio collegio entra di diritto in Bundestag, il numero degli eletti con il secondo voto proporzionale sarà determinato come integrazione della corretta quota  proporzionale stabilita dal secondo voto.
6.     Il modello italiano, all'opposto, non prevedendo il voto per i candidati dei collegi, lascerà ai capibastone dei partiti di scegliere chi entrerà in Parlamento nel numero che sarà stabilito dalla ripartizione proporzionale del voto unico concesso agli elettori italiani.
Alla luce di queste considerazioni domando:
a.     perché Renzi, Berlusconi, Grillo e Salvini si incaponiscono nel etichettare “tedesco” l’obbrobrio proposto ?
b.     perché media e commentatori politici si uniformano nell’adottare questa etichetta truffaldina  e non aprono gli occhi agli italiani ?
c.     perché Grillo ha voluto truffare i militanti del M5S chiedendo loro il voto on line su un sistema tedesco che tedesco non è ? 

giovedì 1 giugno 2017

Altro che filibusta !


Devo riconoscere di essere rimasto semplicemente schifato dopo aver visionato il video con le interviste rilasciate dal deputato Sergio Pizzolante e dal senatore Roberto Formigoni, di Alternativa Popolare.
Il video è stato pubblicato giovedì 1° giugno c.a. dalla edizione online del quotidiano La Repubblica.
Queste le parole di Pizzolante: “Renzi ha la smania di prendersi la rivincita dopo la sconfitta sonora del referendum, per questo da febbraio chiede a noi di fare fuori Gentiloni. In cambio ci ha detto che avremmo potuto scrivere noi la legge elettorale”.
Fabrizio Cicchitto ha aggiunto : “Renzi è inaffidabile perché ha pulsioni omicide nei confronti dei compagni di partito e dei suoi alleati”.
Mi ero già reso conto, fin dai primi giorni, che Matteo Renzi fosse un individuo così spregiudicato, arrogante ed insolente, da fare impallidire il ricordo di Silvio Berlusconi.
Non immaginavo, però, che potesse rivelarsi un tale filibustiere da rendere innocenti le imprese dei pirati e predoni  descritte nei romanzi di Emilio Salgari.
Com’era prevedibile, di fronte a queste dichiarazioni esplosive il manipolo dei lacchè renziani ha frettolosamente negato tutto, senza controprove e, questa volta, senza minacciare querele nei confronti di Pizzolante, Formigoni e Cicchitto.
Lo stesso Matteo Renzi ha replicato a queste dichiarazioni non sapendo dire altro che: “Far cadere Gentiloni ? Io ho fatto cadere il mio governo e mi sono dimesso dopo che tutti avevano perso il referendum”.
Ridicolo ! Solo oggi apprendiamo da Renzi che il referendum costituzionale non lo ha perso lui, sommerso da 19.421.025 di NO, ma lo hanno perso “tutti”.

Eppure, se ben ricordo, Renzi, proprio lui, aveva personalizzato a tal punto quel referendum da affermare  “se perdo cambio mestiere” … mentre invece è ancora lì a tramare contro compagni di partito ed alleati.
Deve essere un vizio dei renziani, però, quello di rivoltare la frittata e negare l’evidenza anche se colti con le dita nella marmellata.
Ad esempio, è trascorso oramai un mese da quando la renzianissima Maria Elena Boschi si rabbuiò perché Ferruccio De Bortoli, nel suo libro “Poteri forti”, aveva riferito dell’interessamento della Boschi per salvare Banca Etruria di cui il padre era vice presidente.
Ebbene, negando tutto Maria Elena Boschi affermò subito di aver dato mandato ai suoi legali per querelare De Bortoli.
Di quella querela però ad oggi non si ha notizia.
Come mai ?
Forse perché la minacciata querela avrebbe rischiato di essere per lei un boomerang ?

martedì 30 maggio 2017

Siamo al solito dejà vu !

Credo sia inconcepibile per la maggior parte di noi comuni mortali, ma sembra non esserlo, purtroppo, per chi in politica fa della slealtà il suo modus vivendi.
Ora è vero che a tutt’oggi a Paolo Gentiloni non è ancora pervenuto il farisaico tweet “# Paolostaisereno”, ma è oramai evidente che anche il governo Gentiloni stia per ricevere la pugnalata “amica” che lo costringerà a precipitose dimissioni.
Stiamo per assistere a momenti dejà vu, quando, era il 22 febbraio 2014, Enrico Letta fu costretto a lasciare Palazzo Chigi per effetto della cospirazione Renzi-Berlusconi, più nota a tutti noi come “patto del Nazareno”.
Oggi come allora, cioè, assisteremo alla morte prematura di un governo per fuoco amico, nonostante le reiterate attestazioni di stima e le dichiarazioni di sostegno propalate ai quattro venti da Matteo Renzi e dai suoi untuosi tirapiedi.
Esattamente come allora, infatti, interpretando uno stucchevole giuoco delle parti, Renzi e Berlusconi hanno decisa la fine del governo Gentiloni solo perché pensano sia loro interesse spingere gli italiani ad elezioni anticipate.
Pugnalare in soli tre anni due compagni di partito per scippare loro la poltrona di Palazzo Chigi è senz’altro un primato di cui Renzi potrà andare fiero … anche se indegno di uno che ostenta i suoi trascorsi da boy scout !
Lo scopo, oggi, è quello di scalzare Gentiloni, costringere gli italiani alle urne e dar vita ad un governo renzusconi.
Insomma, Renzi e Berlusconi progettano di gestire a loro piacimento i destini nostri e del nostro Paese avendo come unica opposizione il M5S, formazione che forse sola supererà la soglia del 5% prevista dalla legge elettorale in gestazione nei cospiranti meandri del nuovo “patto del Nazareno”.
Come comune cittadino sono preoccupato dai molti miliardi che costerà a tutti noi la fregola renzusconiana.
Una fregola che produrrà incertezza, instabilità e rischi per il Paese.
Già... ma a quei due che gliene frega del Paese e degli italiani !
Il maledetto spread, ad esempio, ha subito reagito tornando nuovamente a crescere, il che comporterà maggiori oneri per le casse statali, e perciò per tutti noi, per finanziare il debito pubblico.
La ripresa della nostra economia ritornerà a segnare il passo con conseguenze sulla occupazione.
Trascorreranno mesi e mesi prima che i mercati si riprendano.
Un progetto che appare ancor più schizofrenico dal momento che i 1000 giorni del governo Renzi sono stati fallimentari, anche se da parte sua non è stata proferita nemmeno una parola di autocritica … anzi.
Anche di fronte alla disfatta subita a dicembre con il referendum costituzionale, ad esempio, invece di ritirarsi a vita privata così come si era impegnato a fare, ha proseguito nel condizionare l’azione del governo Gentiloni, e non solo tramite i suoi galoppini con cui ha infarcita la compagine governativa.
Di certo Renzi conta sul fatto che molti milioni di italiani non badano alle vicissitudini della politica, affannati come sono nel mettere insieme il pranzo con la cena.
Eppure a molti di noi non possono essere sfuggiti gli scheletri politici che Renzi ha disseminati nei suoi 1000 giorni di governo.
La legge elettorale, il “mirabile Italicum”, bocciata dalla Consulta; la riforma della Pubblica Amministrazione, bocciata anch’essa dalla Corte Costituzionale; gli accordi con Etihad Airways per il salvataggio di Alitalia, finita oggi tristemente in amministrazione straordinaria; lo sperpero di 20 miliardi elargiti con il Jobs Act nella puerile illusione di combattere così la disoccupazione soprattutto giovanile.
Questi sono solo alcuni dei fallimenti causati dal dilettantismo e dalla incapacità politica di Renzi.
Ad essere disattesi, purtroppo, sono stati i veri bisogni delle fasce più deboli di cittadini.
Ora, di fronte a questo angosciante scenario che si prospetta mi domando quanti ex elettori del PD sappiano riconoscersi ancora nel progettato governo renzusconiano. 

sabato 8 aprile 2017

Da che pulpito …

A Bari, nel magnificare la sua candidatura alle primarie del PD, Matteo Renzi ha affermato: I cinquestelle qualsiasi cosa accada si chiudono a testuggine, mentre da noi il primo che ti pugnala alle spalle è il tuo compagno di partito.
Ma va là ! Vuoi vedere che mentre lo diceva ripensava alla coltellata alla schiena che proprio lui aveva inferta ad Enrico Letta per scalzarlo da Palazzo Chigi ?
Matteo Renzi non si smentisce mai !
Ha la spudoratezza dell’imbonitore ballista, incorreggibile ed … irrecuperabile !  

mercoledì 22 marzo 2017

Matteo Salvini, vittima e martire

Un atavico vizio della gente italica è quello, purtroppo, di avere la memoria corta.
Un vizio che, tra l’altro, induce la incapacità di valutare con serenità gli accadimenti ed i comportamenti degli altri.
Un vizio che assurge, però, ad ipocrisia quando ad esserne affetti sono i politici, gli opinion maker e gli operatori della informazione che plagiano l’opinione pubblica.
Ad esempio, nei giorni scorsi ha sollevato un polverone la accoglienza non pacifica, con annessa tensione e scontri, riservata a Matteo Salvini l’11 marzo in quel di Napoli.
Il segretario della Lega Nord, facilmente con intento provocatorio nei confronti del Sindaco di Napoli che lo aveva definito “persona non gradita”, aveva voluto organizzare il suo primo comizio a sud di Roma guarda caso proprio alla Mostra d’Oltremare.
Apriti cielo !
Politicanti e media, nelle ore successive, si sono scagliati contro i cortei e le manifestazioni di dissenso che avevano accompagnata la calata su Napoli di Salvini.
Bersaglio particolare degli strali è stato, per ovvie e grette finalità politiche, il Sindaco De Magistris.
Così, agitando il vessillo del “in democrazia tutti hanno il diritto di parlare”, il cancro della disinformazione ha finito per far credere che i napoletani siano agitatori e facinorosi, mentre Matteo Salvini, invece, sia un povero martire, vittima dei partenopei.
Ora è fin troppo banale essere d’accordo nel condannare qualsiasi forma di violenza, il che non significa però reprimere il democratico diritto di manifestare solo per il timore che qualche manipolo di violenti si intrufoli per fare casino.
La disinformazione, per quanto impreparata e faziosa, avrebbe dovuto spiegare agli italiani, perciò, che dal curriculum di Matteo Salvini emergono vergognose e reiterate provocazioni proprio nei confronti di Napoli e dei napoletani.
Per meglio spiegarlo bastava suggerire di visionare su YouTube il video in cui Salvini, brandendo un boccale di birra, canta a squarciagola in coro: “Senti che puzza scappano anche i cani … sono arrivati i napoletani. Son colerosi e terremotati … con il sapone non si sono mai lavati. Napoli merda. Napoli in colera”.  
(NdR: https://www.youtube.com/watch?v=Ls0yCrp04fo).
Era il 13 giugno 2009, Festa di Pontida.
Già, ma per il cancro della disinformazione nostrana è preferibile che la gente abbia la memoria corta e non ricordi, così si fa passare l’idea che i napoletani avrebbero dovuto accogliere Salvini con il tappeto rosso e petali di rose. 

Quale futuro per il M5S ?

Eppure riconosco che molti propositi, non tutti in verità, sarebbero anche condivisibili.
Lo confermano quei milioni di elettori che hanno condotto il M5S alla guida di due Città importanti come Roma e Torino.
Purtroppo, però, nel confronto con i problemi reali e con le responsabilità il M5S persevera nel mettere a nudo la sua origine bislacca.
Troppo spesso assomiglia più ad un videogame, concepito ed architettato da fantasie cervellotiche per il sollazzo di qualche centinaio di internauti, che non ad un movimento politico.
Agli inizi il giocattolo poteva anche attrarre e divertire, così come accade a tutti i videogiochi al momento del loro lancio sul mercato.
Ma, a causa ed al seguito dei primi inattesi successi elettorali, il M5S ha rivelato di essere un castello di sabbia con le sue inconsistenze strutturali, strategiche, organizzative e perfino educative.
Non aver capito che non bastava la rete a garantire solidità e credibilità al movimento è stato un vero harakiri di cui sono responsabili la miopia e la supponenza di Beppe Grillo & Co.
Così come reiterare lo sciocco mantra “uno vale uno” per affidare alla casualità la scelta di chi deve interpretare e rappresentare l’idea del movimento, rivela un pressappochismo senza pari.
E quando il caso fortuito fa sì che dalla congerie di individui, sprovveduti politicamente, spesso maldestri e voltagabbana, emergano anche alcuni soggetti validi ed adeguati ai nuovi compiti, ecco nascere gelosie, invidie e beghe interne che discreditano il movimento.
Cosa dire, poi, della burletta delle “Comunarie” che affidano a poche decine di militanti online la scelta dei candidati alla gestione di importanti amministrazioni locali, salvo poi essere smentiti dal “capobastone” che manda all'aria il risultato se a lui non gradito, come è successo a Genova ?
Già, perché anche nel M5S, dove “uno vale uno”, esiste un dominante “capobastone” che “democraticamente” decide su tutti e contro tutti.
Il tutto alla faccia della tanto decantata “democrazia diretta”!
Insomma, l’impressione è che Grillo & Co. manifestino una sindrome di masochismo autolesionista che fa gioco agli strali degli avversari politici che, peraltro, hanno le loro belle gatte da pelare.
Per questo, se il M5S non si libererà in fretta delle sue tante pecche originali il suo percorso di avvicinamento alle prossime elezioni politiche sarà pieno di trabocchetti ed imboscate.
Soprattutto perché, dando credito agli ultimi sondaggi, il movimento risulterebbe in pole position, avendo sorpassato il malfermo PD renziano che, masticando amaro, non perderà occasione per enfatizzare le cantonate del M5S.
Il compito non sarà facile, ma occorre che Grillo & Co. riconsiderino daccapo il movimento, le strategie, il rapporto con i militanti, il ruolo del Web, i processi organizzativi, le strutture, la comunicazione, la selezione dei candidati, e via discorrendo.

sabato 18 marzo 2017

Un sodalizio ignobile

Se tre o più soggetti, in combutta tra loro, agiscono intenzionalmente con il proposito di violare le leggi dello Stato danno vita ad un sodalizio criminoso perseguibile d’ufficio.
In queste ore non posso fare a meno di chiedermi se quei 137 senatori, di Forza Italia e Partito Democratico, che con il loro voto hanno consapevolmente violata una legge dello Stato, la legge Severino n. 190 del 6 novembre 2012, non abbiano di fatto costituito anche loro un sodalizio ignobile, per usare un eufemismo.
Nel caso specifico, inoltre, questo sodalizio ha anche calpestata la Carta Costituzionale che all’articolo 66 dispone la incompatibilità con il mandato parlamentare di un soggetto interdetto dai pubblici uffici, come è per l’appunto il caso di Augusto Minzolini.
Ci troviamo in presenza, cioè, di un voto analogo a quello al quale l’attuale Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, si oppose definendolo “aberrante” nell’aula di Montecitorio il 31 luglio 2007.
Inevitabilmente, come cittadino schifato da un fatto di cotanta bassezza mi pongo domande senza risposte.
1.     Come mai i senatori PD, gli stessi che nel 2013 votarono compatti la decadenza di Berlusconi, oggi sono andati a braccetto di Forza Italia per salvare Minzolini ?
2.     Sono forse cambiati gli ordini impartiti dalla segreteria PD, dopo il patto del Nazareno, nella prospettiva di ritrovarsi culo e camicia con i forzisti in un futuro Partito della Nazione ?
3.     Oppure, più banalmente, è solo il rischio che alcuni esponenti renziani del “giglio magico” possano finire nelle maglie della Giustizia a consigliare di creare qualche precedente per affermare la non decadenza parlamentare in caso di condanna con interdizione dai pubblici uffici ?
4.     O ancora: forse la segreteria PD ha in gestazione la abrogazione della legge Severino per consentire a Berlusconi ed a tutti i pregiudicati di tornare ad accomodarsi sui seggi del Parlamento ?
5.     O invece si è trattato semplicemente di un messaggio arrogante, ed un po’ mafioso, che quei 137 senatori hanno voluto inviare alla Magistratura per avvisarla che alla “casta” è permessa qualsiasi infamia senza che la si possa toccare ?
Di certo mi è definitivamente chiara una amara deduzione, e cioè: in Italia “la legge NON è uguale per tutti.

giovedì 2 marzo 2017

Il cultore del “Io”

Chi ha avuta la pazienza, altre volte, di seguire questo blog si sarà reso conto che questo soggetto a me non è affatto simpatico.
Anzi, per dirla tutta, è dal famoso patto del Nazareno, del 18 gennaio 2014, che trovo riprovevole lui né più né meno di quanto lo siano tutti quelli che, con cinismo, ipocrisia e slealtà, calpestino, pugnalino e denigrino amici e nemici, in misura indifferente se costituiscono un ostacolo al loro smodato egocentrismo.
Agli inizi, lo ammetto, mi ero ingannato pensando che si trattasse solo dei rigurgiti di un ragazzotto, capriccioso ed un po’ bullo, cresciuto con l’idea goliardica che la vita sia un perenne luna park.
Ben presto, però, ho dovuto ricredermi.
Infatti, non erano semplicemente rigurgiti, dai suoi modi e dal suo dire è emersa poco a poco una personalità deformata dal chiodo fisso del “IO” e dalla spocchia da superuomo infallibile, unico detentore del verbo assoluto.
La storia, non solo italiana, ci ricorda purtroppo tragedie e disastri che individui di questa genia hanno disseminato con il loro transito in un qualche ruolo di potere, politico, economico, finanziario, religioso.
La sventura è che questi soggetti hanno facile presa, ad ogni latitudine, su coloro che si lasciano abbindolare da uno scilinguagnolo sciolto e da panzane inverosimili date loro a bere con insolente sfrontatezza.
E poiché al nostro bulletto di provincia non difetta né la sfrontatezza né la chiacchiera, ecco che una caterva di gonzi ha creduto in lui come ad un nuovo messia che diffonde benessere e felicità.
Così, rigonfio di arroganza, ebbro di boria, strafatto del suo “IO” il nostro spocchioso demagogo non solo ha dimostrato di essere sordo alle critiche, ma si è reso persino patetico con la sua ossessione di vedere dappertutto nemici, gufi e … pantani.
A dargli manforte ha contribuito la “libera informazione” che per oltre mille giorni si è genuflessa ai suoi piedi diventando megafono di fanfaronate e fandonie.
Neppure quando, con il passare dei mesi, è apparso evidente che il maldestro messia sapeva generare solo slogan, tweet e slide, confermandosi incompetente ed incapace nell’affrontare le vere difficoltà del Paese, i media hanno dato segni di riappropriasi del buonsenso e del senso critico per evidenziare le macerie di quegli infausti mille giorni.
La realtà è che saremo noi cittadini comuni, purtroppo, a pagare lo scotto, giorno dopo giorno, delle conseguenze di capricci e scelleratezze di quel messia viziato e cialtrone.
I guai, però, sembrano non ancora finiti.
Infatti, il pifferaio, troppo pieno di sé per riconoscere le clamorose batoste subite, sta richiamando a raccolta, nel suo baraccone “venghino signori venghino”, i creduloni ai quali riserva oggi la prospettiva di un suicidio collettivo, un suicidio verso il quale intende trascinare il Paese.
Ancora una volta … io non ci sto !
Ma che distratto ! … stavo dimenticando di dire il nome di questo individuo … ma ce ne è davvero bisogno ?