giovedì 20 ottobre 2016

Alla Casa Bianca … gatta ci cova

Non credo di essere il solo cittadino, e forse anche non solo italiano, a domandarsi come mai Barack Obama, ormai agli sgoccioli del suo mandato presidenziale, abbia voluto enfatizzare così tanto l’arrivo alla Casa Bianca di Matteo Renzi e della sua brigata di allegri vacanzieri.
È pur vero che il nostro Paese è da sempre considerato una piccola colonia dell’impero a stelle e strisce.
È pur vero che i governi italiani hanno sempre assecondata la politica estera americana, condivisibile o meno che fosse.
È pur vero che gli ordini ricevuti da Washington sono stati eseguiti, con scrupolo e senza fiatare, da tutti i capi di governo italiani che si sono succeduti a Palazzo Chigi, con la sola eccezione del caso Sigonella, nel 1985, quando Bettino Craxi si rifiutò di cedere alle richieste di Ronald Reagan.
È pur vero che gli USA hanno potuto contare sempre sulla disponibilità dei militari italiani nell’accodarsi a loro là dove c’era da menar le mani, ed anche oggi, ad esempio, si preparano ad andare in Lettonia per fare bau bau a Putin.
Sarà pur vero tutto questo ma non riesco proprio a credere che Barack Obama abbia voluto accogliere in pompa magna Matteo Renzi, ed il suo seguito, solo per esprimere gratitudine agli italiani per i settanta anni di leale sudditanza.
Anche perché Obama di occasioni ne aveva già avute molte altre durante i suoi sette anni di presidenza.
Ed allora ?
Allora a me, comune uomo della strada, sorge il sospetto che dietro la esibizione, enfatizzata ad arte, della pomposa accoglienza … gatta ci covi.
Proverò a dare contenuto alle mie perplessità.
Non certo lo scopro io che i poteri economici e finanziari americani vedano come il fumo negli occhi, e non da oggi, una Unione Europea in salute e competitiva sui mercati internazionali.
A rendere ancora più indigesta l’UE agli americani è intervenuto il recente fallimento dei negoziati tra USA ed UE, in corso dal 2013, per la creazione del “Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti”, conosciuto come TTIP.
Le parole del Presidente Hollande che ha bollato come inaccettabile un accordo di libero scambio  “senza regole” e del vicecancelliere tedesco: “I negoziati con gli Stati Uniti sono effettivamente falliti perché come europei non possiamo accettare supinamente le richieste americane” hanno lasciato l’amaro in bocca soprattutto ad Obama che aveva voluti i negoziati e che sperava di concludere il suo mandato con la firma del TTIP, per di più indispettito dal fatto che entrambi i candidati alla sua successione si siano già espressi invece contro il TTIP.
Quindi Obama potrebbe aver pensato: perché non mandare un messaggio trasversale ai vertici dell’UE inebriando, con la messa in scena di una accoglienza in pompa magna, quel giovanotto che, come un Gian Burrasca, potrebbe rompere le uova nel paniere dell’UE ?
Ora, non arrivo a pensare che le sferzanti critiche ai vertici ed alle politiche europee, rilasciate da Renzi proprio nelle ore che precedevano il decollo della variegata brigata per Washington, fossero solo e soprattutto strumentali all’incontro con Obama, ma di certo alle orecchie del presidente americano sono suonate soave sinfonia.
D’altro canto nelle dichiarazioni ufficiali, rese in conferenza stampa, sia Obama che Renzi non hanno risparmiate stilettate al cuore dell’UE.
È probabile che Bruxelles non reagirà a questi attacchi congiunti, almeno formalmente, e proseguirà irremovibile sulla strada del rigore e della austerità.
Fatto sta, però, che il nostro Paese, checché ne pensi e dica Matteo Renzi nei suoi deliri, finché sarà parte dell’UE dovrà sottostare alle regole senza vagheggiare di poter rivoltare come un calzino questa UE saldamente a conduzione franco-tedesca. 

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